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DIFESA 360


SAGGIO DI DIFESA PERSONALE
di GM Emilio Bevilacqua


Quando si parla di self defense, si entra in un campo di tuttologi, dove ognuno dice la sua, dove sono tutti maestri. Ma non e' cosi' semplice. Perche' quando si parla di difesa, come in materia di sicurezza e di protezione, devi capirci davvero altrimenti rischi di essere uno dei tanti.

Per capirci davvero devi essere addestrato, inquadrato, formato, indottrinato, non sulla carta, ma sul campo, solo in questo modo forse potrai esprimere nei fatti quello che dici a parole.

La capacita' di risposta a una reale aggressione non e' direttamente proporzionale alla nostra indole, per quanto sia forte, come non sara' necessariamente proporzionale all'abilita' raggiunta nelle arti marziali.

Sono tantissime le componenti in gioco.

La mia professione e' la security, sono senior expert di sicurezza e difesa in ambito militare e civile, un lavoro dove se non sei del mestiere o se non hai un background militare, se non hai maturato esperienze dirette e non sei stato opportunamente formato, hai poco da inventare, in questo caso specifico e' lo stesso, il tema "difesa personale" va gestito con competenza e trasparenza.

La formazione non e' un lusso ma un investimento. Ecco il motivo di trovare una guida autorevole.

Negli anni '90, sono stato pioniere di una disciplina poco conosciuta in Italia e ancora oggi, purtroppo, poco diffusa correttamente, il Kenpo, una disciplina ma anche un metodo moderno di difesa personale, noto come kenpo-karate, il sistema flessibile di Ed Parker, un metodo che ha origini antiche ma che prende spunto dal kenpo cinese (kuntao).

Il Kenpo (Legge del pugno) e' una disciplina complessa con forme corte e lunghe, con wheel set, self-defense techniques, etc., ma da tutti e' considerata formativa dal punto di vista motorio e, grazie alla sua meccanica d'azione, e' indicata per la difesa personale che io chiamo "veloce".

Il Kenpo, noto grazie al film Perfect Weapon di Jeff Speakman (1991), e' un "flusso continuo di emozioni", come dicono gli esperti, la quinta essenza delle tecniche di braccia, una tecnica che si manifesta con sequenze flessibili come il wing chun ma forti come il karate, una tecnica che si manifesta con ritmo intermittente o continuo in direzione dei bersagli.

Ebbene, nonostante il Kenpo sia eccellente nella sua meccanica, nonostante risulti ottimo nel self-defense, con onesta' non mi sono mai permesso di indicarlo come metodo assoluto.

Lo stesso vale per la mia disciplina di origine, il Karate.

Dopo aver conseguito la nera di Karate Shotokan all'eta' di 12 anni attraverso la prima federazione italiana di karate (Fesika), ho avuto la fortuna di conoscere il Kyokushinkai e di apprezzare uno stile che e' piu' di uno stile di karate, ma una disciplina simbolo di perseveranza: dal 1982 sono stato educato al "kyokushin autentico", ho vinto diverse competizioni e nel 1988 sono stato al summer camp in Giappone.

Nel 1994, dopo una parentesi nella Marina Militare, ho avviato la mia scuola a Busto Arsizio ottenendo il suo riconoscimento a Honbu Dojo nel 1995. Nel 1998 comincio come direttore regionale, direttore tecnico nel 2004 e nel 2015 branch chief Italia, nel 2017 presidente europeo di World Kyokushin Japan, nel 2019 Saiko Shihan nominato dal Giappone.

Eppure, nemmeno in queste occasioni, che sono momenti di gratifica, mi sono mai permesso di indicare questa carismatica disciplina come mezzo certo per la difesa personale. Questo perche' settore sportivo e settore difesa sono due indirizzi diversi con orientamenti differenti.

Non esiste una disciplina che rappresenti una risposta certa alla difesa personale: ci vuole competenza, ma ci vuole soprattutto buon senso nelle cose.

Sebbene si stia parlando di discipline efficaci nel loro campo, come Kyokushin e Kenpo, sebbene siano ricche di ulteriori elementi di studio che vanno a completare il training marziale, non mi sognerei mai di proporle in modo assoluto per un tema delicato come quello della "difesa personale", perche' una cosa e' praticare uno sport, un'altra cosa e' vivere la realta'.

Non dobbiamo ingannare lo studente, cosa che vedo fare da tanti maestri, da chi sale sul podio dell'arroganza indicando il proprio stile o disciplina quale assoluto o migliore degli altri.

Negli anni mi e' capitato di imbattermi in fenomeni che si muovono come bradipi, istruttori della domenica, maestri che non hanno "maestria", e mi e' capitato di leggere eresie da parte di pseudo insegnanti che non hanno mai praticato un solo giorno.

Ho letto l'incertezza negli occhi di molti maestri quando si discute di difesa reale.

Sui social, su web, nelle palestre, vedo tanti istruttori che, in assenza di un serio percorso, salgono in cattedra, inventando arti marziali, titoli e gradi, indossando kimoni neri senza aver mai fatto kenpo in modo formale, ad esempio, indossando divise da ninja senza sapere nulla di kuji-kiri tranne nozioni stravolte dall'ignoranza del web, indossando divise mimetiche senza aver mai fatto il militare, trasmettendo una cattiva informazione.

Ci sono istruttori che per farsi conoscere si presentano alle kermesse delle arti marziali, fanno fotografie da pubblicare sui social, acquistano premi, si iscrivono ai vari enti di promozione sportiva per ottenere un "apparente" ufficialita' che non serve a nulla dal punto di vista pratico, e per ottenere solo carta da esporre in bacheca.

Buon senso, impegno e rispetto sono le prime regole per un serio praticante di arti marziali, ma se vogliamo davvero imparare a difenderci attraverso di esse bisogna davvero impegnare i nostri sforzi, bisogna seguire un percorso seriamente e affidarci ad una guida capace, ma non basta, perche' dobbiamo assolutamente valutare le arti marziali per quelle che sono, pesare ogni loro beneficio ma anche considerare i loro limiti, senza false aspettative.

Se sei un commerciante non sarai mai un bravo maestro, se ti imponi di essere onesto forse un giorno lo potrai diventare. Integrita' di percorso. Lo stesso vale per lo studente, se sei superficiale e ti fermi davanti all'effimero non otterrai risultati.

Devi imparare ad osservare ogni dettaglio, prepararti seriamente, senza pregiudizi, analizzando tutte le prospettive, con serieta' e senso critico, devi ascoltare i maestri piu' anziani che qualcosa di certo avranno da insegnare, non devi ingigantire nulla che non sia reale perche' la nostra indole forte, la nostra abilita' personale, come la nostra dialettica, potranno non essere sufficienti in caso di una vera aggressione.

Se non abbiamo chiaro il problema non possiamo pensare di riuscire a trasmetterlo, se alla base non c'e' mai stato un condizionamento non si puo' sperare di esserne capaci.

Per quanto le arti marziali e i suoi principi siano utili alla crescita e alla formazione dello studente, sono il primo a sostenerlo, per quanto possano disciplinare le nostre capacità fisiche e mentali, per quanto alcune siano formative e utili ad una crescita interiore e per quanto certe discipline possano fornire strumenti validi per la difesa personale, mi trovo costretto a precisare che esistono sistemi piu' specifici in direzione di questo tema, dove la forma mentis e' estremamente fondamentale.

Nell'educazione consapevole alla difesa personale, sono elementi inportanti la gestione del panico, la gestione dello stress e della paura, la strategia, l'analisi del pericolo, l'orientamento tecnico piu' efficace, tutte situazioni che hanno origine nella nostra mente correttamente condizionata a tale scopo; ma soprattutto bisogna restare coi piedi per terra, perche' fermare un pugno a mezz'aria con un kote-gaeshi e' utopia, figuriamoci fermare un attacco multiplo o un aggressione da coltello, dove le variabili sono infinite, dove si apre un mondo piu' complicato della mera scelta di un'arte marziale.

Per quanto si possa dire o fare, il razioncinio insegna che una difesa sicura da coltello non esiste.

Si potranno studiare e analizzare diversi criteri di approccio, mi pare anche corretto dal punto di vista didattico, ma e' sacrosanto che esistono situazioni reali che superano la buona volonta' degli esperti, dove perfino un maestro capace farebbe fatica a gestire.

Senza considerare le presunte o assurde autodifese che vengono dal fitness, tanto alla moda e piu' che mai lontane dall'essere affidabili in caso di reale aggressione.

Avere competenza vuol dire anche saper essere consapevoli, e dimostrare coi fatti di avere quelle capacita' che si esprime a parole, cosa che in questo settore dovrebbe essere la regola: gestire una situazione reale richiede una padronanza reale che non si acquisisce sui libri o su web, non si acquisisce frequentando un corso ordinario di arti marziali, ma si acquisisce attraverso un percorso mirato, attraverso il condizionamento, con formazioni specifiche dirette ad affinare lo status mentale, la strategia, l'ingaggio e la risolutezza.

I MIEI CONSIGLI:

(1) Evitare lo scontro se ci sono le premesse per farlo, ossia se ci sono vie di fuga.

(2) Se con la ragione si riesce a evitare uno scontro fatelo, non e' vigliaccheria ma buon senso.

(3) Se non e' possibile evitare uno scontro, allora dovete sopravvivere. Essere veloci e determinati, chiudere le distanze, colpire con forza e con ripetizioni, spingendo, strattonando, strappando, colpire con qualunque oggetto o arnese a portata di mano (gunting).

(4) Le tecniche semplici e dirette sono le piu' efficaci, i bersagli piu' vulnerabili sono i piu' indicati.

Bersagli primari: occhi, carotide, filtro del naso, genitali, rotule.

Bersagli secondari: setto nasale, tempie, zigomi, arcata mascellare, punta del mento, bocca dello stomaco, costole fluttuanti, zona ipocondrio, clavicola, fegato, reni.

Il modus operandi deve essere governato da strategia e condizionamento, ecco perche' la formazione e' estremamente necessaria. Devi essere certo dei tuoi mezzi, per esserlo vanno condizionati con metodo.

La tecnica innanzitutto. Quando insegno lo dico sempre: "con un serio percorso e un buon maestro anche una donna puo' passare da vittima a predatore".

SOPRAVVIVENZA.

Se siamo braccati l'unica direttiva e' "sopravvivere", per questo motivo il sistema "israeli krav maga", e' uno dei sistemi piu' funzionali allo scopo, sempre e solo se alla guida c'e' un maestro capace. Un maestro che non solo faccia andare i bei discorsi, ma che dimostri nei fatti quello per cui viene chiamato maestro, cioe' dimostri "maestria".

Questo vale come principio base per qualunque tipo di arte marziale o metodo o sistema di difesa personale: "se non c'e' maestria non c'e' maestro".

State lontani dai corsi di krav maga "commerciale", che non mi sento di consigliare, serve a poco, tuttavia, rimane quello piu' diffuso. Il krav maga commerciale e' facile identificarlo: e' una sorta di kick boxing fatta male con ingredienti di ju-jitsu casereccio, ma nulla a che vedere con il sistema militare israeliano che nasce con presupposti differenti.

Israeli Krav Maga, un sistema di combattimento "a corta distanza" che nasce nel 1948 ad opera del militare Imre Emerich Lichtenfeld, noto come Imi, ex pugile e lottatore. Un sistema efficace che verra' adottato dalle forze militari israeliane IDF (Israeli Defense Forces), che nasce con lo scopo di far apprendere in tempi brevi la difesa ai militari operativi che non hanno molto tempo a disposizione, in seguito adottato dalla forza di polizia israeliana e dai reparti speciali in diversi paesi del mondo.

Il krav maga "funzionale" lo avverti dal metodo di approccio utilizzato, che resta lontano da quello del training sportivo, lontano dalla kick boxing, lo riconosci subito, da come chiude le distanze, dalle tecniche veloci, semplici, dirette.

Il Krav IDF si traduce in una formula di automatismo che il praticante assorbe attraverso mesi di una corretta formazione, ma questo non basta, un Krav serio va integrato con tutto quello che puo' essere "valore aggiunto" al sistema.

Lo dico per esperienza diretta: integrare un sistema con altre discipline va bene, ma la cosa importante e' che venga integrato con metodi altrettanto efficaci, altrimenti non vi e' crescita nel sistema.

Solo con questa ottica si puo' pensare di allenare una tecnica rapida e funzionale che possa fermare un aggressione o un pericolo improvviso, mantenendo quello status mentale che serve in fase di risposta attiva.

La risposta attiva e' una risposta condizionata, una tecnica che chiude la distanza e finalizza lo scontro. Si deve aggredire l'aggressione.

Se rispondiamo solo con istinto, possiamo solo augurarci di essere fortunati, questo non deve accadere, la fortuna non deve essere la nostra miglior risposta.

Il metodo israeliano insegna a non affidarci alla fortuna, ma a rispondere con il condizionamento meccanico, ossia con automatismi, sebbene, ognuno di noi recepira' in modo diverso il condizionamento, ognuno di noi maturera' un personale e soggettivo tempo di risposta.

LE REGOLE:

(1) La tecnica e' fondamentale. Al contrario di quanti asseriscono che la tecnica non e' necessaria, vi assicuro che invece la tecnica e' necessaria. La tecnica e' il motore di ricerca di tutte le arti marziali, che sono il fulcro di qualunque moderno sistema o metodo di difesa personale. Percio' affidarsi alla fortuna non e' mai un'opzione, se non so guidare posso mai pensare di portare a termine una gara automobilistica? La preparazione tecnica come quella mentale sono per questo motivo piu' che mai fondamentali per avere e mantenere alte le prestazioni.

(2) Il condizionamento e' fondamentale. Un metodo di condizionamento deve avere strategia e forma mentis, solo in questo caso la risposta potra' essere davvero efficace.

(3) La prevenzione e' importante. Evitare certi luoghi, o avere a corredo una serie di precauzioni, come stringere tra le mani un oggetto (es. le chiavi dell'auto o una penna), allontanarsi da luoghi o da situazioni a rischio, anche velocemente se occorre, e altre forme di prevenzione. Ma se vi sentite seguiti fermarsi e farsi superare controllando ogni attivita' intorno, prepararsi a colpire i bersagli primari con alla mano un oggetto sempre disponibile (chiavi, matita, penna, occhiali), colpire veloce le parti molli e fuggire di corsa per cercare aiuto o per nascondersi; ma se siete braccati, se non c'e' via di fuga, si deve essere capaci di portare a termine la gara.

(4) Da vittima a predatori. Essere risoluti nel pensiero e nell'azione. Avere dubbi o sensi di colpa non e' un'opzione. Se siete braccati e non c'e' via di fuga dovete sopravvivere.

DIFESA 360.

Il mio programma di addestramento progressivo nasce nel 2008, quando alla luce di tanti falsi profeti, decisi di preparare un prodotto sincero ma efficace sulla "difesa reale". Tactical, acronimo TCS (tactical combat system).

Il mio obiettivo era codificare un sistema che condizionasse la risposta a fronte di uno status mentale indicizzato e che si adattava a situazioni e location, sfruttando ogni mezzo o sistema in direzione del risultato finale.

Secondo me non si finisce mai di imparare, motivo per cui non ci si puo' affidare a un solo sistema, che sia esso moderno o antico, perche' nella vita tutto cambia.

Il krav maga militare nasce con finalita' precise, con lo scopo di fornire in tempi brevi una valida formazione, un bagaglio povero ma essenziale, tanto da condizionarti la risposta. Il mio sistema prende spunto da questa formula di pensiero, condizionare la risposta, ma con un bagaglio tecnico piu' vasto e con specifiche per categoria, si adatta alla circostanza come un camaleonte, punta ad essere risolutivo se occorre, i principi sono forma mentis, tattica e strategia.

Dove la strategia rappresenta la modalita' con la quale si vuole raggiungere un bersaglio o una serie di bersagli, la tattica, invece, rappresenta quella tecnica specifica, l'insieme di colpi e percosse, ad esempio, che si compie per arrivare ai bersagli.

Dove "adattamento" e' strategia. Sapersi adattare come un "camaleonte" comporta, dal punto di vista tecnico conoscere piu' realta' di lotta, dove l'orientamento e' quello di una risposta condizionata che non sia solo di krav maga, ecco perche' e' fondamentale un inquadramento a 360 gradi, ossia integrare il bagaglio tecnico con specifiche di altri sistemi validi o discipline affini e particolarmente sensibili al concetto di difesa personale: kali, silat, kenpo, ju-jitsu, pasak, gunting, karambit.

La Difesa 360 alimenta il suo bagaglio tecnico nella sola espressione che serve.

Ecco perche' e' molto importante lasciare spazio all'implementazione del sistema con lo scopo di arricchire il proprio bagaglio tecnico di quel valore aggiunto che sia utile ai fini pratici.

TACTICAL.

Il Tactical prevede due linee di studio: "psicologic job" che riguarda forma mentis e strategia; "progressive training" che riguarda il condizionamento delle specifiche tecniche.

Il Tactical e' diviso per categorie: krav junior, krav senior, km difesa donna, kusd, cid (ff.oo).

(1) Krav Junior, per i piu' giovani con tecniche veloci anti-bullismo. Tecniche di liberazione e proiezione, con l'educazione a strategia e principi di comportamento.

(2) Krav Senior, un programma di difesa reale semplice e veloce per i civili. Un programma definito: tecniche di krav maga e 18 colpi shock di kali e karate, 8 basic IDF, 4 cicli di boxe, jmc (ju-jitsu militare codificato), wea (manipolazioni), costrizioni, leve, proiezioni, ground job (lotta a terra).

(3) Difesa donna, strategia e tattica di difesa femminile con specifiche anti-aggressione, anti-scippo, tecniche shock, e difesa risolutiva anti-stupro.

(4) KUSD (kali ultimate silat defense), nato parallelamente alla codifica del TCS nel 2008, e' un mio prodotto orientato allo studio dinamico dei colpi a mano aperta, delle tecniche di gomito e ginocchio, calci bassi e veloci alle articolazioni, con studio finale di bastoni e coltello. Il suo orientamento e' quello della velocita' esplosiva su diverse direzioni, la sua dinamica e' kali e silat con la meccanica del kenpo, per questa ragione e' adatto alla difesa da aggressioni multiple. Per questa ragione si adatta alla DTT (difesa con torcia tattica), utilizzando tecniche pasak.

L'utilizzo della P10 V2 Nitecore, ad esempio, e' un pratico esempio DTT. La torcia tattica si dimostra molto utile sia per l'impiego notturno standard, che in caso estremo di difesa, come puo' avvenire da parte di una gpg (guardia particolare giurata), se addestrata in tal senso.

Il KUSD viene da me definito con il termine di "strategia dinamica", impegnativo all'inizio dal punto di vista tecnico risulta, dopo il suo studio, perfettamente congeniale per la natura dei suoi movimenti.

Il KUSD ha una sua parte avanzata che si chiama Extreme, cioe' gunting e kali militare, dove ogni oggetto e' visto come arma con specifiche diverse in base all'oggetto. Extreme studia Hitting ossia colpire con tecnica kubotan, ecco perche' l'arte del pasak viene presa in grande considerazione. Ma Extreme prevede lo studio anche del coltello malese-indonesiano Karambit, uno dei coltelli piu' letali dal punto di vista tattico.

(5) CID (corso interattivo difesa), contiene specifiche per le forze dell'ordine, nasce nel 2013 facendo seguito ad una collaborazione con la Polizia di Stato attraverso il segretario generale del Siulp Varese (Paolo Macchi). Un metodo semplice e interattivo, con alla base elementi di ju-jitsu e krav maga, con lo scopo di indottrinare alla difesa personale le forze di Polizia.

Il CID e' una formula di difesa che si adatta alle attivita' di pubblica sicurezza svolte dalle forze di polizia, dove una tecnica non deve e non puo' essere risolutiva, ma contenitiva e sicura, per tutelare gli agenti da un ritorno legale al termine di uno scontro o di un arresto in seguito a colluttazione, dove una percossa puo' causare lesioni visibili e dove l'agente e' perseguibile legalmente, dove, una leva, immobilizzazione, o chiave articolare, possono, invece, diventare una soluzione certa e sicura.

E' impensabile pensare di fornire le stesse specifiche tecniche per il condizionamento a militari, cibili, donne, esperti, forze dell'ordine e operativi delle forze speciali, non possono avere lo stesso metro di difesa ed essere educati in modo progressivo alla stessa stregua.

Il Tactical oltre alle categorie, prevede due indirizzi supplementari che non sono destinati al grande pubblico:

(1) BLADE.

Destinato a maestri e appassionati del coltello. Un indirizzo che vuole analizzare la difesa da coltello (knife defense) partendo dallo studio e analisi della "lama", ricordando sempre che la difesa certa da coltello e' utopia. Questo indirizzo non si chiama volutamente Knife perche' parte proprio da questa analisi di tutte le lame, si concentra sulla sua pericolosita', sulla versatilita' di posture, fendenti e affondi, anche ripetuti su piu' direzioni, porta all'attenzione le diverse tipologie di forma, studiando le diverse posture e maneggio a seconda del tipo di lama, facendo conoscere le traiettorie e gli angoli di ingaggio, illustrando metodi tradizionali, moderni e tattici, questo per comprendere meglio l'estrema pericolosita' del coltello.

Le specifiche: stilo, kabar, drake, leafe, mosquito, uncle, tipper, breakout, kukri, macho, karambit, naka, ikken.

Sebbene sia forte utopia difendersi con certezza da un aggressione di coltello, l'unica pur remota speranza resta quella di imparare a conoscere il nemico, conoscere la lama in tutte le sue varianti e prospettive.

(2) RAPID.

Il secondo indirizzo fa parte di quella che e' l'esperienza maturata durante i miei trascorsi. Il Rapid tactics non e' assolutamente adatto per corsi a civili o appassionati, men che meno a donne e ragazzi, bensi' puo' essere suggerito per implementare l'addestramento ordinario a militari e operativi delle forze speciali.

Il Rapid tactics e' parte del mio background e della mia esperienza negli anni 1992/94 in Israele (Ramat Gan, Holon, Haifa).

Ha metodi di ingaggio rapidi appunto, deriva dal RAT IDF con tecniche del SHA13 della 13esima flottiglia (Shayetet 13), il suo training ha alla base una solida preparazione fisica e mentale, viene suddiviso in tre step distinti: REV4 (close combat), SAKINN (knife combat), Israeli Shooting (tiro operativo israeliano).

Nel REV4 abbiamo un mix di 4 metodi diversi di close combat. Nel SAKINN ho inserito disarmo, uso e maneggio di drake, leafe e kabar, di recente ho inserito i coltelli tattici di Extrema ratio: s.e.r.e (naka), requiem (stilo) e tengu (ikken).

Nel corso di tiro operativo la presentazione della "scuola tattica" lascia spazio a tante domande: posture, ingaggio, uso e maneggio, una scuola essenziale propedeutica al tiro effettivo in Poligono solo se in possesso di porto d'armi uso sportivo. Il tiro operativo viene organizzato in stage tecnici e step di avanzamento. Gli stage sono di tiro semplice, tiro veloce, estrazione, avanzamento, manipolazione e disarmo. Gli step sono: corso poligono, corso base1, corso base2, corso intermedio IS1, IS2, corso avanzato1, avanzato2, CQB (close quarter battle) base, intermedio e avanzato.

Per quanto questi metodi e sistemi siano validi, tengo a precisare che non esiste il sistema di difesa migliore, non esiste il metodo di protezione piu' sicuro e affidabile, ma solo un serio competente orientamento alla "difesa reale", quindi, al close combat piu' funzionale, al "survival and protection systems" piu' adatto, con la speranza di essere guidati da un maestro autorevole e capace di trasmettere quello che conosce per esperienza diretta.

Spetta all'individuo alla fine, con le sue personali attitudini e capacita', con i suoi trascorsi e formazione, determinare quale possa essere la miglior risposta in caso di aggressione.

Solo l'individuo potra' tirare fuori il meglio di se' da un sistema, solo Lui potra' fare la differenza perche' "il segreto sta nell'uomo", e mai nel sistema. Come dico sempre: "non esiste un metodo migliore o peggiore, ma solo uomini migliori e altri peggiori".

KRAV MAGA SECURITY