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Samurai Ottobre 2017
Intervista a Emilio Bevilacqua
"COME LA MONTAGNA" …
BIOGRAFIA CAPITOLI
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FOTO BIOGRAFICHE
BIOGRAFIA
Fatti ufficiali documentati.
Dallo Staff MMA ACADEMY
& Ufficio stampa A.I.K.K.
Capitolo Ottavo
Dal 1996 al 1998 il suo lavoro di consulente o.n.c. pare sia prioritario. L‘anno successivo, nel 1999 partecipa a diversi tornei di fighting e vale-tudo, intende verificare il suo metodo, vince nella categoria 'nere' 79 chili in un sobborgo nei pressi di Sao Paulo. Una prestazione non programmata, senza allenamento mirato, che conferma il fatto che è davvero tutto relativo.
Il primo aprile 1999. Bevilacqua entra a far parte di un'importante azienda leader del settore aeronautico, dopo esaustiva documentazione, la direzione del personale dell’epoca gli concede elasticità per l’attività sportiva agonistica. L'anno seguente, Emilio spazia in lungo e in largo attraverso full-immersion e lezioni private, per sua esclusiva chiarezza personale, senza mai vincolarsi, né a scuole, né ad associazioni. Frequenta classi di kali e silat, frequenta sedute private di jiu-jitsu brasiliano senza mai legarsi ad organizzazioni che trova poco affidabili e che considera troppo ermetiche, il cui scopo è spillare soldi allo studente. Le sue impressioni al termine di questa ricerca sono le seguenti:
"Se consideriamo una sola disciplina nello specifico, esistono diversi, troppi, metodi della stessa identica disciplina. Per esempio, nel caso del jiu-jitsu brasiliano, esiste il brazilian jiu-jitsu classico o Luta brasiliana, il machado jiu-jitsu, il gracie jiu-jitsu, il rickson gracie jiu-jitsu, e altri infiniti metodi, tutti validi per carità, validi nella lotta a terra si intende, tutti tra loro simili ma molto diversi nello specifico, a seconda di chi li interpreta o li rappresenta. Si deduce che a seconda dei maestri o istruttori esistono diversi modi di vedere il jiu-jitsu brasiliano, regolato da fin troppe organizzazioni e scuole che si fanno la guerra tra loro. Uno spreco di tempo e una cattiva strategia. Quello che non capiscono è che l’Unione ci rende davvero forti. Questo accade anche per molte altre discipline, per il kyokushin è uno scempio assoluto di gruppi e mini-gruppi o scuole. Per il kali lo stesso e via di seguito. Una realtà di grande confusione per il praticante che non fa altro che confermare la mia teoria, è tutto relativo. Ne consegue che, come esistono diversi modi di vedere e organizzare il jiu-jitsu brasiliano o altre discipline, allo stesso modo è plausibile che chiunque, dopo una seria formazione, dopo una seria analisi, possa avere diritto di interpretare o vedere ogni disciplina nel suo specifico. Secondo il mio punto di vista personale, ad esempio, il jiu-jitsu brasiliano è interessante se visto da un lato puramente sportivo, una sorta di judo con regole più estese e tecniche più flessibili, ma pur sempre di judo si tratta, tanto che, come il judo, può risultare monotono. Validissimo nella lotta a terra si intende, come un gioco a scacchi dicono i brasiliani, ma pur sempre noioso non solo ai miei occhi. Un tedio inesauribile se viene a mancare la possibilità di colpire. Pugni, gomitate e ginocchiate sono parte integrante del mio modo di vedere l'arte marziale mista, qualunque essa sia, brasiliana, giapponese, italiana. Secondo il mio punto di vista personale, ad esempio, il karate, se strutturato con posizioni troppo basse come nello shotokan risulta statico, fermo, poco mobile e poco vincente, se è vincolato a non calciare alle articolazioni inferiori risulta estremamente poco intelligente e povero, se abituato a soli attacchi lineari risulta senza dubbio assurdo, se applicato e studiato senza maturare la forza esplosiva risulta poco efficace, se vincolato allo studio sfrenato di kata obsoleti risulta addirittura inutile. E potrei andare avanti ancora con queste mie analisi. Queste considerazioni confermano il fatto che tutto è relativo, ma anche il fatto che ci sono troppe realtà ridicole e in lotta tra loro".
Dopo esperienze sconfortanti in federazioni di rilievo, Emilio si sentirà poco convinto di legarsi a nuovi gruppi internazionali, legarsi, con l'unico scopo di vedere comparire il proprio nome in un mero archivio 'commerciale', come molto spesso accade. La sua estrazione di pensiero si avvicina a quella della cultura giapponese, a quella della cultura di Dojo, cioè resta legata alla 'Legge del dojo', dove l'unica regola resta il tatami, il sudore, il sacrificio, il rispetto, l’onore. Questo pensiero gli impedisce scelte definitive verso realtà organizzative articolate, realtà piramidali, ma per questo, incerte verso quello che dovrebbe essere il corretto sviluppo dell'Arte, organizzazioni che, pur istituzionalmente valide, poco persuadono la sua logica di vita marziale. La regola di Emilio resta quella di analizzare, assorbire, plasmare il vecchio e modellare il nuovo, dove ogni apprendimento non ha vincoli o compromessi. Un atteggiamento che procurò ancora nuovi nemici, sempre rigorosamente anonimi.
Il 25 maggio 2001, Emilio Bevilacqua riceve a Roma la qualifica di professore in ultimate self-defence dall'Associazione Italiana Kenpo Karate. L'anno del riconoscimento solenne, l'anno in cui si vede l'ascesa di Emilio a vero personaggio: la rivista 'SportWeek' della Gazzetta dello Sport gli dedica un servizio importante di sei (6) pagine sul numero 91 del 1'dicembre 2001, il servizio viene intitolato "10 colpi al secondo". Alla domanda dei fan "ma tiri sul serio 10 colpi al secondo?" Emilio risponderà: "no, i giornali esagerano, tra un secondo e il successivo credo mi fermo a una media di cinque o sei colpi", come se fosse una cosa da poco. Nella pagina dei personaggi di 'SportWeek' viene definito "L'invincibile", e non finirà in copertina solo per una politica interna della rivista che preferirà dare evidenza a un noto calciatore inglese.
"I fan lo seguono in ogni angolo del mondo", così il titolo di uno dei tantissimi articoli dedicati al campione. Dalla stampa e dai fan, viene paragonato a "Ken il Guerriero", un accostamento dovuto alla sua velocità di braccia. Il presidente della ProPatria Judo Claudio Zanesco, nel lontano 1'giugno 1996 negli studi di Antenna3, dichiarò: "la velocità di braccia di Emilio è veramente fenomenale". Un fenomeno, infatti.
Nel 2001, inizia a fare ospitate in televisione su reti nazionali Mediaset, diventa protagonista della trasmissione "Vivere Meglio" su Rete4, un programma del mattino condotto dal professor Trecca che parla di salute e benessere con interventi dedicati allo sport e alla medicina. Emilio diventa personaggio carismatico anche agli occhi del pubblico televisivo, la sua maestria viene trasmessa in Tv con esibizioni di spada, bastoni, sai e nunchaku. Grazie anche alla sua simpatia e spontaneità, ottiene riscontro con il pubblico a casa, e di conseguenza con la stampa nazionale, ma come sempre accade nella storia della sua vita, si circonda anche di personaggi gelosi del suo successo. In televisione codifica il metodo di 'antiaggressione femminile', la sigla sarà SDF (self defence female), un sistema semplice: applicazioni di difesa, tecniche antiscippo, tecniche di fuga, un sistema veloce da ricordare, facile e funzionale anche in condizioni di stress. Emilio, nell'insegnare difesa personale alle vallette di Rete4 e alle donne del pubblico, tra battute e toni gradevoli, si divertirà a tal punto da risultare un vero 'showman'.