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Samurai Ottobre 2017
Intervista a Emilio Bevilacqua
"COME LA MONTAGNA" …
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REAL MIXED MARTIAL ARTS
The ultimate Real Defence System with Spirit of Budo
Gallarate, 19/03/2015
Nel corso degli anni ho sempre puntato allo studio e alla pratica dell’arte marziale a 360 gradi, una visione che ho sempre avuto sin da ragazzo quando studiando Karate in parallelo al Ju Jitsu mi accorgevo che non bastava, come quando gareggiavo, o quando partecipavo a seminari e stage. Mancava sempre qualcosa. Per l’appunto, sin da ragazzo ho sempre orientato curiosità e sete di conoscenza in direzione anche di altre realtà marziali, cercando di assorbire da esse il più possibile, analizzando in maniera meticolosa ogni finalità tecnica, e considerando anche il fatto che ci potessero essere delle inefficienze durante uno scontro reale.
Nasco nel 1966. Karateka dal 1973 inizio a praticare Ju Jitsu nel 1977. L’anno seguente (1978) nel corso di uno stage a Trani mi guadagno la nera di Karate a soli 12 anni. Nel 1981 conseguo il primo dan di Ju Jitsu. Passo dallo shotokan al goju-ryu, al kyokushinkai. Kenpoka dal 1985, vinco gli open di kumite l’anno successivo, il seguente ancora, e ancora il seguente, ottenendo la mia prima cintura nera di Kenpo nel 1989. Un percorso come tanti per certi versi, per altri non credo, visto che da quel momento, mantenendo fede al mio motto (sempre avanti e oltre), non mi sono mai fermato nel cercare di crescere nell’Arte, analizzando, facendo tesoro e a volte criticando l’esperienza che di volta in volta maturavo. Anche durante il servizio prestato in Marina Militare (1989/93), o quando iniziavo a promuovere il KENPO di Ed Parker (1990), anche in quel periodo difficile per l’ottusità di molti, ho sempre dato spazio a realtà differenti o simili, discipline o scuole che avevano influenzato o stavano influenzando il mio cammino, condizionando la mia personale espressione di arte marziale, una passione che comunque ancora oggi non ha mai smesso di esistere.
La mia creatività e lo spirito di evoluzione sono sempre stati considerati da colleghi e maestri un talento ma anche un difetto. Laddove molti praticanti e colleghi si siedono comodamente sugli allori di una dimensione standard e definita da uno stile o da una associazione, senza mai mettersi in discussione, senza mai guardarsi intorno per cercare un confronto con altre realtà per cercare una visione più ampia delle cose, nel mio caso, la creatività, talento o difetto che sia, mi ha spinto sempre oltre, mi ha permesso a volte di mettere in discussione programmi tecnici e maestri, mi ha permesso di crescere insieme alle arti marziali che studiavo, come anche a volte, purtroppo è successo, di contestare discipline e metodi radicati. Devo precisare che alla base di questo mio atteggiamento all’apparenza scorbutico, ci sono stati sempre educazione e rispetto; tuttavia, questo mio andare contro corrente, anche quando gli allori e le circostanze avrebbero potuto sicuramente farmi comodo, ha provocato nelle persone invidie, rivalità, rancori, tutte reazioni comprensibili anche perché la mia schiettezza è sempre stata così risoluta, così evidente, da poter sembrare arroganza, e quindi risultare fastidiosa, poco gradita. Una schiettezza che invece avrebbe dovuto far riflettere. E una schiettezza che avrebbe potuto essere comunque smontata in ogni momento, anche perché in questa materia non mi pare sia difficile: è sufficiente salire sul tatami. Ma non è mai successo. O quando è accaduto, la schiettezza che mi distingue ha avuto ragione di essere.
Sono sempre disponibile a un dialogo costruttivo, non mi tiro mai indietro. Chi mi conosce veramente lo sa per certo, questo è insito nel mio carattere in cui rispetto e onore sono parte integrante del mio essere. Non sono il tipo che parla male dei colleghi o delle persone, sono invece il tipo che fa le sue considerazioni, a volte in silenzio, a volte esternandole con franchezza a chiunque se occorre, con educazione ma senza mezzi termini, come non sono il tipo che ama dover chiarire necessariamente, soprattutto quando si accorge dell’inutilità oggettiva del dover chiarire, tuttavia, ribadisco, so essere molto determinato e non mi tiro mai indietro, anche perché sono certo delle mie capacità. Trovarmi per un dialogo costruttivo è semplicissimo, insegno da circa 20 anni sempre nello stesso posto, sempre negli stessi giorni, sempre nelle stesse ore. Tutti i mercoledì sera dalle 21,00 alle 22,30 mi ritrovo con il maestro Stefano presso la società storica ProPatria Judo Club in via Dante 5 Busto Arsizio (VA). In quel preciso Dojo, in quei precisi orari e giorni, insegno ormai da vent’anni il mio metodo di Kenpo, insegno tecnica, strategia e movimento, ma insegno anche arti marziali miste come io le intendo, insegno Difesa reale con applicazioni reali.
Il mio KENPO ha una visione a 360 gradi. È orientato all’Arte come stile di vita, è legato a etica, a principi, allo spirito insito in essi, è amministrato dalla tecnica, ed è orientato a far crescere nello studente autostima e sicurezza interiore, finalizzando in termini di efficacia il settore Self Defence, sebbene in passato mi sia capitato di allenare anche agonisti di Kenpo, Ju Jitsu, Karate e MMA. Dunque, restando fermo al concetto di Educazione alla Difesa, il mio KENPO si distingue dalle altre scuole per essere ricco soprattutto di altro. Con questo non voglio dire che il mio metodo è migliore. È semplicemente il mio metodo, un estratto di quello che la mia esperienza ha potuto rilevare e orientare per una corretta educazione ai meccanismi di difesa.
E’ giusta consuetudine che un Maestro di Kenpo, diventando maestro di se stesso, fornisca allo studente la sua migliore essenza di arte marziale, senza false direzioni specialmente in materia di difesa personale o difesa da coltello. Fatto è, che nel corso degli anni, con organizzazioni anche di rilievo internazionale, mi sono trovato a dover ascoltare false indicazioni in materia di difesa e, purtroppo, non sono stato zitto; a volte ho sopportato imposizioni di programma da chi ne capiva zero; spesso ho contemplato performance di maestri che manifestavano visibilmente tecniche povere di efficacia, qualità e precisione; come anche mi è capitato di restare perplesso davanti a scelte politiche insulse di organizzazioni e club. L’invidia degli altri mi ha sempre solo rinforzato, e nel corso degli anni ho codificato diversi Sistemi con finalità specifiche; in ogni percorso ho sempre mantenuto il concetto di efficacia e semplicità, cercando di fornire allo studente o al militare un rapido modo per poter apprendere concetti e tecniche di autodifesa, calcolando tutto in modo da garantire l’utilizzo del sistema stesso nel tempo più breve, adattandolo con funzionalità, a volte considerando tecniche risolutive, ma in ogni caso fornendo istruzioni elementari per una difesa immediata.
Distinguendosi da questi percorsi, il mio Sistema Ultimo di Difesa Reale, che chiamo REAL MIXED MARTIAL ARTS, pur ispirandosi al mio pensiero di KENJU (1999), dove “tutto è relativo”, prende spunto dallo street-fighting che avevo codificato con il nome KENPO JUTTE (2001), il cui programma tecnico non ha mai avuto limiti di aggiornamento (ultima revisione, 21/06/2011).
Come intendeva in origine Ed Parker, il vero Spirito del Kenpo è anche saper considerare il fatto che l’arte marziale da sempre è in continua crescita, in continua evoluzione, come il resto delle cose intorno a noi. Infatti, il progresso è insito nel pensiero di tutti i pensanti. In linea con questo, da un lato il concetto trasmesso dal mio sistema è in primis quello di arte marziale uguale stile di vita, dove educazione e rispetto sono fondamentali, dove costanza della pratica e rispetto dei valori sono parte integrante del sistema, alla stessa stregua delle arti marziali classiche. Dall’altro, e in secondo luogo, il concetto trasmesso è appunto un metodo di difendersi che cambia a seconda del momento, del contesto, del pericolo; anche perché la vita stessa è in continuo cambiamento e si sviluppa secondo leggi proprie a seconda dei casi. Così l’arte marziale non può e non deve avere limiti, non deve avere condizioni fisse tali da rallentare il suo corretto sviluppo, specialmente in un tema così delicato di Difesa reale.
Real Mixed Martial Arts esprime un condensato di quella che è la mia esperienza nelle Arti Marziali in 40 anni di studio e pratica: abbraccia il concetto autentico di “arte marziale mista” inteso nel vero senso della parola, come una sorta di JKD-concept guidato dallo spirito del Kenpo e dal mio bagaglio tecnico.
RMMA ha radici profonde nell’espressione tecnica, nella sua dinamica, nei suoi esercizi, nel suo metodo scientifico di efficienza e di arte marziale mista applicata in contesti reali, legata al concetto “azione-reazione”, legata al principio “difesa-attacco uguale attacco-difesa”, cioè un solo gesto in difesa come in attacco e viceversa. La filosofia che governa il mio sistema è di far crescere automatismi mai grezzi e mai poveri tecnicamente, anzi, punta la sua principale attenzione alla cura della tecnica e della strategia applicata caso per caso, alla cura dei dettagli, baricentro, traiettoria, velocità, flessibilità, forza d’urto; ponendo grande attenzione al movimento, dal gioco di gambe al gioco di braccia e tronco, dalle schivate a spostamenti repentini in entrata e in uscita, sia nella lotta in piedi che a terra, dall’equilibrio costante in ogni momento, in ogni esecuzione, al rapido approccio nel portare attacchi sempre a bersaglio, dal metodo migliore per bruciare distanze durante un combattimento in condizioni e spazi differenti, a come accorciare portando tecniche risolutive a corta distanza. Il controllo delle distanze è proprio una specialità di studio di questo sistema. Ma non solo, il modo di colpire, e ingredienti quali, forma mentis, gestione del panico e condizionamento meccanico, al contrario del TCS (2008), assumono in questo caso un’impronta definita in termini di Qualità Tecnica. E quando si parla di qualità, si intende anche, e soprattutto, il sapersi muovere, il movimento, che resta il fulcro del mio sistema, ma che dovrebbe rappresentare anche la base di ogni altra disciplina marziale conosciuta.
Il movimento nelle arti marziali, non è acrobazia, il movimento lo si percepisce nell'esecuzione di una tecnica, nella traiettoria dei colpi; il movimento si avverte nella semplicità di una schivata, di uno spostamento, è visibile nella capacità di bruciare le distanze; il movimento è nel gioco di gambe, di braccia; il movimento può essere in un lowkick, in un jab, in un fendente di spada, è visibile nell'approccio alla tecnica, è tangibile nell'equilibrio sempre costante. Un movimento perfettamente bilanciato è in grado di migliorare un'azione, è in grado di migliorare velocità forza e precisione delle tecniche. Queste caratteristiche sono parte essenziale di qualunque arte marziale, e dovrebbero rappresentare il punto di arrivo per l'esperto, per la cintura nera, per un maestro.
Senza peccare di presunzione, e nel mio caso non vedo neppure il motivo ormai, vorrei citare come ulteriore esempio una considerazione ricevuta nel corso degli anni da maestri di discipline diverse. Da un punto di vista oggettivo, la differenza strutturale di approccio alla tecnica che si percepisce ad occhio nudo tra una mia esecuzione e quella di altri agonisti o maestri, è il “movimento”; ed è proprio il movimento quello che un esperto principalmente nota come differenza sostanziale tra i miei studenti e altri praticanti. Proprio per questo, oltre a tecniche miste e sequenze efficaci, il mio sistema trasmette e sviluppa il movimento, mediante esercizi specifici e applicazioni. Lo scopo è migliorare per l’appunto il controllo delle distanze, e quindi baricentro, postura e traiettoria, ma più di ogni altra cosa ottenere quella disinvoltura che permetta il raggiungimento di un equilibrio completo nelle arti marziali.
RMMA pone attenzione al metodo più indicato, alle difese più attuali ma anche agli esercizi tradizionali ormai dimenticati, come la pratica quotidiana sull’uomo di legno, e altre forme di addestramento, anche in coppia, utili a una crescita oggettiva. Allenamenti a volte anche noiosi e che, per alcuni, possono sembrare superati: laddove invece la mia esperienza mi ha portato a capire che certe consuetudini sono considerate superate solo da chi non le conosce affatto, da chi non ne ha avuto esperienza diretta, da chi le conosce in modo superficiale o per sentito dire, e da chi, per boria si autoconvince dell’inutilità di esse anche e soprattutto per una limitazione personale.
La miscela del mio sistema è rappresentata da 7 Gruppi fondamentali, quelli che ho ritenuto indispensabili più di altri a mio giudizio personale. La disciplina cardine che ne fa da cornice, ovviamente, è il Kenpo che viene analizzato e scomposto nei suoi stili più rappresentativi, o meglio dire, più rappresentativi secondo il mio giudizio. I Gruppi che ho scelto con cura, sono la migliore essenza di stili ben definiti, oltre al Kenpo, propongo applicazioni di Karate e Ju Jitsu, esercizi del Wing Chun, tecniche di Kali, Silat e Krav Maga.
Le tecniche, gli esercizi e le applicazioni vengono studiati individualmente, manipolati in Gruppi di due, successivamente di tre, infine di quattro. Ogni Gruppo fornirà elementi di beneficio tecnico, e di natura psico-fisica. Il Sistema unisce metodi di matrice diversa per consentire il raggiungimento del rendimento massimo in diverse condizioni, con aspetti diversi, curando movimento, traiettoria, bersagli. Appunto per questo il raggiungimento dei traguardi non è immediato come può accadere nei sistemi precedenti, codificati in maniera semplice. Questo sistema è più laborioso, spesso difficile da seguire, la concentrazione e l’impegno sono vincolanti, tuttavia, sebbene sia più complesso, sebbene io sia il primo a sostenere che a volte l’importante è raggiungere il traguardo nel modo più semplice, Real Mixed Martial Arts promette alla lunga risultati di qualità e assoluta padronanza tecnica. Infatti, con il passare del tempo lo studente dimostrerà un abilità sempre maggiore, sviluppando equilibrio, controllo, polivalenza, ma anche conoscenza dei limiti, consapevolezza, e di conseguenza, una sicurezza sempre crescente.
Per questo motivo, mi permetto di consigliare il mio sistema ai cultori delle arti marziali miste nel senso autentico della parola, non agli agonisti ma ai marzialisti, o meglio dire agli artisti marziali, a chi da sempre vede possibile come punto di arrivo un mix di fattori che sintetizzo nel modo seguente: velocità esplosiva, tecnica, versatilità, scioltezza, flessibilità, precisione, equilibrio, sincronismo, forza interiore e forma mentis.
Tutto questo è RMMA.
Prof. Soke Emilio Bevilacqua
KARATE PRO CHAMPION
MASTERS HALL OF FAME
Silver Life Achievement 2010
KENPO, 7th degree black belt
JU JITSU, 6th degree black belt
KARATE, 3rd degree black belt
KRAV MAGA Head Instructor
KENPO JUTTE FOUNDER
KUSD & TCS FOUNDER